I romani e lo sport - III parte

L’immagine degli spettatori seduti nella tomba delle Bighe (foto n.1) ci porta alla costruzione del primo Circo Massimo da parte dei Tarquinii, infatti Livio (I 35, 7-9) e Dionigi di Alicarnasso (III 68-1) ci parlano della grandiosità della costruzione che viene paragonata al tempio di Giove Capitolino e della Cloaca Massima, inoltre il secondo ci ricorda che le tribune del Circo erano di legno.
Naturalmente esistono delle differenze tra la situazione della Roma arcaica e quella che riguarda il periodo della tarda repubblica e l’impero, da non sottovalutare poi alcuni indizi che sembrano mostrare a Roma una situazione quasi più vicina a quella greca, infatti parlando del teatro è stato messo in luce da studi recenti il carattere non professionale dei più antichi spettacoli romani, i quali furono rappresentati da compagnie di giovani appartenenti alle classi dirigenti romane, a loro volta raccolte nell’organizzazione della juventus; questo potrebbe spiegare la reazione della società arcaica romana contro l’introduzione del teatro ellenico e del professionismo dei suoi artisti.
Probabilmente anche a Roma come in Etruria alcuni tipi di spettacoli molto popolari come la corsa coi carri ed il pugilato furono affidati a dei professionisti o almeno concessi alle classi inferiori della popolazione, nell’ambito di festività popolari come i Compitalia e i ludi Capitolini; è anche vero che, pur se in effetti il pentathlon ellenistico non penetrò interamente nella società italica, bisogna riconoscere che lo stesso non era neanche del tutto sconosciuto.
Se a partire del VII sec. a.C. in Etruria ed a Roma il pugilato e le corse dei cavalli prima e dei carri poi si imposero come veri sport nazionali, vi fu un momento in cui la diffusa ellenizzazione finì per imporsi anche in questo campo, la città che per prima pare aver introdotto giochi atletici alla greca è stata la più greca della città etrusche, quella Cerveteri che possedeva addirittura un thesaurus nel santuario di Apollo di Delfi, uno dei centri più importanti dei giochi greci.
Una fonte attendibile, Erodoto (I 167) ci ha lasciato una testimonianza importante al riguardo, siamo intorno al 540 a. C., dopo la battaglia navale di Alalia che oppose nel mare della Corsica i Focesi contro Ceriti e gli alleati cartaginesi e che vide la vittoria di quest’ultimi, i prigionieri greci furono portati fuori Cerveteri e subito lapidati, da quel momento chiunque dei Ceriti passasse in quel punto diventava storpio, deforme se non impotente, a quel punto preoccupati inviarono ambasciatori a Delfi ed il responso della Pizia fu che questi avrebbero dovuto offrire grandi sacrifici ai Mani dei Focesi e istituire in loro onore giochi ginnici ed equestri, questo episodio ci aiuta a capire come, almeno in quel caso, gli athla greci siano riusciti ad entrare in Etruria.
Così non stupisce il fatto che le rappresentazioni di gare uguali a quelle del pentathlon greco (lotta, salto in lungo, lancio del disco e del giavellotto, corsa a piedi) appaiono nelle tombe etrusche proprio a partire dall’episodio dell’Alalia, ne è testimone la celebre tomba delle Olimpiadi (foto n 4), databile intorno al 520 a. C .
A Tarquinio il Superbo l’annalistica romana attribuisce l’invio di una ambasceria a Delfi, della quale avrebbero fatto parte due suoi figli e Bruto, il futuro fondatore della repubblica (Livio I 56, 4-13), il motivo sarebbe stata l’improvvisa apparizione di un serpente uscito da una colonna lignea della Regia, Dionigi di Alicarnasso aggiunge un’altra ragione: l’improvviso insorgere di una pestilenza che colpiva soprattutto i giovani dei due sessi, i neonati e le donne incinte, alla stessa situazione probabilmente dovrebbe riferirsi Festo (p. 478 L), secondo il quale sempre Tarquinio il Superbo avrebbe istituito dei giochi, detti Taurii in onore delle divinità infernali, per placare una pestilenza che colpiva soprattutto le donne in attesa, sappiamo che i giochi, comprendenti anche corse di cavalli, si svolgevano nel Circo Flaminio nelle vicinanze del tempio di Apollo (Varrone de L.Lat. V 154).
Questo tempio era stato votato nel 433 a. C. proprio in occasione di una pestilenza, e dedicato ad Apollo Medico, detto anche Paean, ma Livio ricorda che nella stessa zona esisteva almeno dal 449 a. C. un santuario all’aperto detto Apollinare, sembra chiaro che quest’ultimo fosse collegato con i Ludi Taureii e quindi dovuto a Tarquinio il Superbo; l’Apollo Medico, forse importato da Delfi, presiedeva quindi ai giochi dedicati in occasione di una pestilenza, in una zona esterna alla città, dove avevano inizio le processioni trionfali.
Impressionante è il confronto con l’episodio dei Focesi narrato da Erodoto, ancora una volta è evidente la strettissima affinità tra Roma e Cerveteri, e la tradizione sull’ ambasceria dei Tarquini a Delfi trova un preciso riscontro nell’analoga storia narrata da una autorevole fonte come Erodono.
Stesse considerazioni si potrebbero fare riguardo i Ludi Tarentini, celebrati nel Campo Marzio, in prossimità del Tarentum, un santuario dedicato alle divinità infernali Dite e Proserpina, questi giochi molto antichi daranno vita ai Ludi saeculares, nei quali gli spettacoli teatrali si alternavano con le corse dei carri e le esibizioni dei desultores, acrobati a cavallo; in questa zona, a nord-ovest del Campo Marzio, esisteva un antichissimo terreno di corsa, il Trigarium, destinato alle corse delle trigae, gli arcaici carri trainati da tre cavalli (i quali erano conosciuti anche nella Grecia arcaica e se parla anche nell’Iliade) che solo in Etruria saranno utilizzati per gare di corsa, da notare che questo particolare carro è spesso rappresentato nelle terracotte etrusche del VI sec. a.C., vedi i ritrovamenti nell’area sacra di S.Omobono a Roma (foto n.5).
Probabilmente quest’area potrebbe essere stata utilizzata come terreno per le gare in età ancora più antica, qui vanno infatti collocate le gare degli Equirria e dell’Equus October, feste presenti già nel calendario arcaico romano (inizio VI sec. a. C.), ma che presentano caratteristiche estremamente arcaiche, tanto da rendere l’attribuzione all’epoca della più antica regalità latina.
Allo stesso modo, i Consualia della vallis Murcia dove più tardi sarà costruito il Circo Massimo) sono collegati dalla tradizione romana a Romolo ed al ratto delle Sabine, che sarebbe avvenuto proprio durante la disputa delle gare equestri in onore di Conso.

           


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